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Il ricordo di Pompeo Aloisi

Pompeo Aloisi, (classe 1875), gia’ ufficiale di marina, nel 1902 era entrato per concorso in diplomazia. Nel 1915, su domanda, venne richiamato in servizio con il grado di capitano di corvetta e con l’incarico di sottocapo di S. M. del Dipartimento marittimo dell’Alto Adriatico a Venezia.

Nominato successivamente aiutante di campo di S. M. Vittorio Emanuele III venne nel 1916 inviato a Berna presso la Legazione d’Italia a dirigere il servizio informazione della marina. Nel corso di questa missione egli organizzo’ ed attuo’ il famoso “colpo di Zurigo”, nel quale la rete informativa della marina austro-ungarica in Italia venne annientata. L’ammiraglio Thaon de Revel dichiaro’ che quella azione valeva piu’ di una battaglia vinta.

Promosso capitano di fregata a guerra conclusa riprese servizio in diplomazia e nel 1919 fu nominato capo dell’Ufficio stampa della delegazione italiana alla conferenza della pace di Parigi, nonche’ delegato aggiunto alla Commissione internazionale per l’esecuzione e l’interpretazione dei trattati di pace. Nello stesso anno gli fu concesso il titolo di Barone. Nel 1920 fu destinato a Copenaghen con credenziali di inviato straordinario e ministro plenipotenziario; durante la sua missione nella capitale danese egli si dedico’ particolarmente alle questioni attinenti al ristabilimento delle relazioni diplomatiche fra l’Italia e l’U.R.S.S. Successivamente venne inviato a Memel come commissario straordinario della Societa’ delle Nazioni e collaboro’ al ristabilimento dell’ordine ed alla definizione dello Statuto di quel territorio a regime speciale, il cui testo definitivo fu poi firmato a Parigi l’8 maggio 1924.

Nel 1923 venne destinato, quale ministro plenipotenziario, a Bucarest e nel 1926 a Durazzo dove riusci’ a guadagnarsi la fiducia degli albanesi, potenziando l’attivita’ della S.V.E.A. (Societa’ per lo sviluppo economico dell’Albania) e dell’A.I.-P.A. (Azienda italiana petroli Albania) concessionaria dei pozzi di Devoli e di altri minori, arrivando a concludere con il ministro degli esteri Ussein Vrioni il patto di amicizia e sicurezza tra Italia e Albania. Nel 1928 fu destinato ambasciatore a Tokio, ove fu pure accreditato quale ambasciatore straordinario per l’incoronazione dell’Imperatore del Giappone Hiro-Hito. Durante la sua permanenza in estremo oriente pubblicò un volume sulla Pittura giapponese dal titolo Ars Nipponica. Nel 1929 venne trasferito ad Ankara dove si occupò particolarmente degli accordi per la delimitazione dei confini fra le isole, allora italiane, dell’Egeo e la Turchia, contribuendo a ristabilire rapporti amichevoli e di reciproca fiducia tra quest’ultima e l’Italia.

Nel 1932, quando Dino Grandi lasciò la carica di ministro degli Esteri, che venne personalmente assunta dal Capo del Governo dell’epoca, Benito Mussolini, Aloisi venne nominato capo di gabinetto del ministro degli Esteri con funzioni equivalenti a quelle di Segretario Generale. In tale veste fu capo della delegazione italiana alla Conferenza per la riduzione e limitazione degli armamenti, primo delegato italiano alle assemblee della Società delle Nazioni, primo delegato al Consiglio della Società delle Nazioni, Presidente del Comitato dei Tre della Società delle Nazioni per la Sarre, delegato italiano alla conferenza di Stresa, primo delegato italiano alla Conferenza tripartita di Parigi. In tutte queste missioni rifulsero le doti di negoziatore dell’Aloisi che, come diplomatico, apparteneva alla “vecchia” scuola che guardava alla Francia ed alla Gran Bretagna con particolare sensibilità. Nel 1936, con la nomina di Galeazzo Ciano a ministro degli Esteri, ebbe praticamente fine l’attività diplomatica dell’Aloisi che fu collocato a riposo e nominato Senatore del Regno.

L’ultimo incarico affidatogli fu quello di rappresentare l’Italia ai funerali di Kemal Ataturk. Negli anni che fu capo di gabinetto al ministero degli Esteri il peso che esercitò sulle decisioni di Mussolini fu certamente limitato ma è un fatto che con la sua partenza si chiuse tutto un ciclo diplomatico per far posto a quello che doveva portare alla conclusione dell’alleanza con la Germania hitleriana. In quello stesso periodo il Barone sen. Pompeo Aloisi, profondo conoscitore delle tradizioni marinare toscane, avvalendosi anche degli studi dello storico livornese prof. Gino Guarnieri, cui va il merito di aver tolto da un ingiusto oblio la storia del Sacro Militare Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano che aveva tutti i titoli per poter essere considerato una autentica gloria della marina toscana ed italiana, predispose un progetto per la ricostituzione dell’Ordine stesso.

Il progetto venne approvato con R.D. 14 settembre 1939 n. 1433, pubblicato sulla G.U. n. 232 del 4 ottobre 1939 che creava ed erigeva in Ente Morale la Fondazione “Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano”. Con lo stesso decreto venne approvato lo Statuto dell’Ente che da un lato affidava all’istituto l’incarico di provvedere alla assistenza morale, economica, professionale e sanitaria dei già militari del C.R.E.M., dei pescatori e dei marinai poveri e delle loro famiglie e dall’altro le concedeva la facoltà di promuovere un Ordine cavalleresco a completo ricordo e ad esaltazione di quello creato da Cosimo I de’ Medici dal quale l’Istituzione stessa prendeva il nome.

L’inizio della seconda guerra mondiale trovò l’Ente nella sua fase iniziale organizzativa e tutte le iniziative, compresa la ricostruzione dell’Ordine Cavalleresco, rimasero per compressibili motivi bloccate. Nel dopoguerra lo Statuto dell’Istituzione venne aggiornato con DPR 26 agosto 1961 n.1270 per aggiornarlo al mutato clima nazionale ed all’Ente vennero affidati, con lo stesso, compiti prevalentemente storico-culturali finalizzati a perpetuare il ricordo e le tradizioni del Sacro Militare Ordine dei Cavalieri di S. Stefano e le tradizioni marinare italiane del passato e del presente.

All’inizio della seconda guerra mondiale Aloisi riprese, su sua richiesta, servizio nella Marina con il grado di contrammiraglio ed ebbe il comando di un settore della difesa costiera nazionale. Dopo la guerra l’Ammiraglio Sen. Barone Pompeo Aloisi fondò nella Capitale il “Centro Italiano di studi per la riconciliazione internazionale” del quale fu presidente fino alla morte avvenuta il 15.1.1949.

Questa in sintesi è la storia di Pompeo Aloisi, un uomo particolarmente legato a Livorno, alla Toscana ed alle sue tradizioni marinare, la cui vita, dedicata alla marina e alla diplomazia italiana, credo meriti di essere ricordata.